RECENSIONI
L''ARMONIA ESTETICA" DI MARCELLO MANCUSO
Marcello Mancuso non ignora la storia , nè può escluderla e con la sua opera vi partecipa, individualmente e collettivamente.
La creazione artistica è un atto unico e inscindibile che esprime il contenuto storico degli atti umani, essa è un atto morale che si forma attraverso il segno e il colore ed è in continuo movimento, in "moto perpetuo" , in continua discussione con la storia.
L''arte, per essere tale, deve anche essere "poesia visibile" e non è ottenibile solo con la manualità e col semplice lavoro, se dentro di essa non c''è quel sentimento che fa sbocciare la poesia.
Marcello Mancuso è capace di questo: Il suo lavoro non suscita solo emozioni, ma esprime il "vero storico", che diventa verità poetica e artistica.
Ecco che, allora, nelle opere di questo artista il vero scopo artistico e quello poetico coincidono. Quello di Mancuso è un cammino etico che appaga le sue esigenze spirituali (spesso anche le nostre) e poetiche, che affiorano dall''impalcatura dei colori, che diventano la sua scrittura primaria, esclusiva e riconoscibile fra mille.
Marcello Mancuso recupera il senso univoco del linguaggio artistico delle avanguardie, rivendica il ruolo primario del puro atto creativo che attinge alla sua vitalità e trova nei concetti puri della dimensione artistica, razionale e creativa, il senso dell''azione dell''uomo.
Quello di Marcello Mancuso è ancora una volta un atto individuale come amplificazione del collettivo storico, della totalità culturale.
Un artista informale che riaffiora alla forma per il profondo desiderio di conoscere, per sapere chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, attratto dalla conoscenza delle nostre origini, affascinato da quel qualcosa di originario poetico che deve essersi determinato nel nostro lontano passato e che continua ad essere vivo nel nostro presente. Mancuso vorrebbe che questo originario poetico potesse consentirgli di rispondere ai suoi quesiti esistenziali, che gli permettesse di intingere il pennello direttamente nel calice puro e inebriante della poesia.
In Marcello Mancuso c''è un vagheggiato ritorno alla primitività, all''archetipo, all''ancestralità e all''originario, quali dimensioni ideali da vivere e quindi da proporre a modelli di vita, per recupararle prima che l''individuo smarrisca il senso primigenio del suo "essere uomo"; concetti cercati da Marc e Kandinskij come "il momento della purezza intuitiva", della sincerità, della coerenza e dell''immaginazione.
Le radici di Marcello Mancuso affondano nel solco dell''astrattismo , della geometria e della metafisica, di cui l''artista rappresenta l''evoluzione, il proseguimento e in un certo senso la coscienza, il ripensamento di esperienze estetiche fondamentali, giungendo fin dentro quella zona intermedia esistente fra l''informale, l''astrattismo geometrico e lo spirito europeo classico dei futuristi.
Sembra un paradosso , ma questo incontro tra diverse culture collacano Mancuso in una situazione del tutto personale e particolarissima di precursore e di continuatore, come se nella sua pittura vi fosse una perenne contaminazione e una perenne scissione tra il mondo che è alle sue spalle, ricco di innovazioni estetiche, e il mondo più ancestrale, europeo, che recupera, ricostruisce, rinnova, che rimette continuamente in discussione, che in ogni caso rivisita con lo spirito d''un archeologo.
La pittura di Marcello Mancuso rappresenta il grande sforzo spirituale di raccogliere, ricucire, rivivere queste eredità, di dare ordine alla materia disordinata, di rimettere insieme i frammenti di queste molteplici esperienze a tal punto che i suoi ultimi dipinti sono già quelli di un mondo futuro che non vuole peraltro abbandonare le sue origini
e dove l''armonia raggiunge i livelli più alti di equilibrio e di bellezza.
Nelle ultime opere di questo artista è ancora più evidente il senso del "moto perpetuo e dell''armonia estetica e spirituale".
Eraldo Di Vita