RECENSIONI
Pietro Corridori presenta in occasione dell'evento “La città visibile, visioni urbane", un nucleo di opere dipinte ad olio e tecniche miste su tela e su vari supporti.
Fin dai tempi degli ismi Novecenteschi ogni movimento artistico e ogni artista ha cercato di portare qualcosa di nuovo nel fare arte, le sperimentazioni si sono susseguite con un ritmo incessante e spesso con risultati non sempre felici.
Gli ismi Novecenteschi hanno in una certa congiuntura temporale vivificato il dibattito sull’arte, ma al contempo con il passare del tempo si sono trasformati in accademismi.
Testo critico a cura del Prof. Luciano Cavallaro docente di storia dell’arte presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara
“Undisclosed stories. Capalbio Contemporary Art”, la mostra collettiva ideata in occasione dei venti anni di attività de Il Frantoio, allestita a Palazzo Collacchioni, per tutti “Il Castello”, ovvero l'edificio simbolo di Capalbio.
Il Frantoio con la sua galleria d'arte contemporanea è lo spazio espositivo più conosciuto della Maremma dove, dal 2002, si susseguono di anno in anno progetti differenti in cui si incontrano e si incrociano le strade di numerosi artisti, curatori e critici d'arte di diverse generazioni, italiani e stranieri, lasciando un segno ideale del loro passaggio.
Accanto ai lavori di Piero Manzoni, Arman e Mimmo Paladino, importanti e diversi punti di riferimento dell’arte nel mondo, si affiancano quelli altrettanto significativi di Bruno Ceccobelli, uno dei più conosciuti esponenti della cosiddetta “Scuola di San Lorenzo”, di Sauro Cardinali, Tiziano Campi e di H.H.Lim.
Tra gli stranieri Thomas Lange, fra i protagonisti negli anni ‘80 dei “giovani selvaggi” di ex-Berlino Ovest, Masuda Hiromi artista giapponese che realizza poetiche opere di vetro soffiato nei laboratori dei maestri vetrai di Murano e di Mutsuo Hirano, anch’egli giapponese trapiantato in Germania e ora stabile in Italia. Si prosegue con gli interessantissimi e pur differenti artisti romani Sandro Mazzucato, Bruno Pellegrino e Antonello Viola. I milanesi Francesco Di Luca, Gianni Moretti e Caterina Tosoni. Il napoletano Christian Leperino.
La fotografa è rappresentata da Pietro Pasolini, Francesco Minucci e i “capalbiesi” Nicola Cariati e Dimitri Angelini, anche curatore di eventi al Frantoio.
Ampia la presenza di artisti grossetani quali Matteo Maggio, Pietro Corridori e Germano Paolini e di coloro che hanno da tempo lasciato la maremma avendo deciso di lavorare altrove come i giovani e promettenti Luca Grechi e Lapo Simeoni.
Considerando le differenze di generazione, di carriera e di percorsi che intercorrono fra gli artisti, la mostra nasce anche dalla necessità di veder coesistere le opere di giovani proposte, di emergenti e di affermati senza un preciso intento programmatico. Un “incontro fortuito” fra gli artisti e soprattutto fra opere che innesca un sistema di intrecci e di orditure affini o allusive, pur nella diversità dei repertori formali e delle tecniche utilizzate.
Capalbio Contemporary Art
-Undisclosed Stories- a cura di Davide Sarchioni, Maria Concetta Monaci, con la collaborazione di Dimitri Angelini.
Pietro Corridori si muove tra le sue opere con un profondo interesse per la forma umana che indaga, con instancabile intensità, nelle immagini di uomini, donne e bambini. La ricca galleria di soggetti che l’artista propone, ci svela il suo acuto senso di osservatore del vero. Scruta i volti dei suoi tanti modelli, ritaglia i loro profili con un segno marcato ed energico, li illumina con tocchi di luce che evidenziano i loro sguardi penetranti. Pietro sbircia i suoi soggetti da punti di vista decentrati, con delle viste intriganti, con sfuggenti dissolvenze cromatiche, mostrando come la sua profonda preparazione accademica, di cui ci danno prova gli splendidi nudi, si intrecci ad un uso del colore e del tratto dal forte sapore moderno.
Le sue figure si alternano a scorci di mare e a viste urbane di Firenze, quella città in cui l’artista si riconosce e che ama, probabilmente proprio per la lezione classica che là ha appreso. In questa moltitudine di visioni, dunque, la pittura di Corridori si riconferma ancora una volta come “pittura accademica declinata con spirito eclettico” come lui stesso la definisce, e ammirandola, ci accorgiamo che il tempo è scorso circolarmente, per riportarci ancora alle origini della nostra cultura.
Prof.ssa Marcella Parisi
Spesso può succedere di chiedersi perché un artista affascina e la risposta più immediata può risultare senz’altro: perché cerca di interpretare il mondo, l’umanità, le componenti di tutto un universo trasmettendo emozioni che possono toccare ognuno di noi in diverso modo.
Può essere un particolare, un’atmosfera, i colori, le immagini in toto, l’espressività… l’ignoto…
E Pietro Corridori, in questa sua personale, esprime a pieno il suo vissuto d’arte, come ha scritto la Prof.ssa Parisi, “con una pittura accademica declinata con spirito eclettico”, così nella figura, così nel paesaggio, nei particolari ambientali, nell’esprimersi attraverso olii, disegni, incisioni, carboncini, sanguigne, lapis intuitivi nell’affermazione e lo studio del corpo umano, meraviglia delle meraviglie, per concentrarsi nei suoi maggiori aspetti tematici: quello della figura e quello del paesaggio.
Le sue “marine” appaiono saldamente ancorate alla rappresentazione verosimile, che sa mirabilmente sfociare in forme e immagini meno narrative, senz’altro non descrittive, perché la raffigurazione lascia il posto all’emozione e sembrano affacciarvisi lezioni di “neo-naturalismo”, quella corrente non così nota, che ha sfaldato la materia pittorica e ha fatto sì che emergessero le più intime sensazioni: tutto sembra porsi, quindi, in quella caratteristica dove, raffigurazione e emotività creatrice, trovano un punto d’incontro.
Dall’equilibrato tocco artistico dell’esecutore emergono le figure, ben articolate, espresse in tutta la loro interiorità, in una rappresentazione che va oltre le apparenze e le espressioni ritrattiste di vita dei modelli: i personaggi che espone svelano, infatti, gli aspetti profondi, inediti dell’animo umano, perché intensa è la capacità di Corridori di penetrarvi con un percorso a ritroso, quasi, nella memoria, su una pellicola impressionata da una sogno preconscio, quasi un’identificazione di sé negli altri, tanto che colori, luci, interiorità, materia, appaiono rimbalzare dall’una all’altra rappresentazione d’uomo, con una carica espressiva che sembra riposare nei sogni più antichi, in una ricerca d’infinito.
Sia le figure, che i ritratti, che i paesaggi, rimandano, quindi, senz’altro, ad una ben nitida osservazione del mondo e intrise, come risultano essere, di grande significato comunicativo, emergono risultanti quali specchi e riflessioni dell’io e degli avvenimenti della vita per il fatto che l’intenso linguaggio espressivo con- ferisce, alle stesse, una straordinaria estroversione.
Le costanti che caratterizzano l’artista, sia nella pittura che nella grafica e che balzano evidenti, definendolo e caratterizzandolo, appaiono, senz’altro: la sicurezza, la libertà del segno e il movimento onnipresente e tutto fa sì che ogni opera vibri di un insieme fortemente efficace, reale e fantastico al tempo stesso, attraverso una veloce costruzione di impianti compositi e una conformazione pungente, soprattutto quale appare nei corpi, figure d’anima, ricche di humus liberatorio.
Ricca di umanità, l’arte di Corridori, sostenuta da un’acuta intelligenza realizzatrice, si propone senz’altro, nel panorama contemporaneo, con una sua ben realizzata e specifica genuinità: quindi, il suo “immaginato” di tutto ciò che è reale e tangibile, fino all’esaltazione del dato reale, è conformato attraverso una continuità emotiva che lo rende ricco di poetica compiutezza e ne esalta i valori.
Uff. Cav. Dott.ssa Giuseppina Scotti
Giornalista, Critico d’arte