Anna Santilli, nata a Roma il 27.01.1973, dove vive e lavora.
Ultima nel 96’ gli studi Artistici presso il “I° Liceo Artistico” di Roma; poi s''iscrive “All’accademia di Moda e Costume” dove termina gli studi a pieni voti, ma la sua passione per la pittura, la porta a non rifuggire da essa e si iscrive “All’Accademia di Belle Arti” di Roma terminando gli studi con profitto.
Durante i cinque anni di studio, si occupa intensamente delle discipline più classiche della pittura. Con il tempo, l’artista si distacca totalmente da questo genere spingendosi verso la ricerca di nuovi modi espressivi.
Un distacco dal quale, in seguito, realizzato lentamente e faticosamente, ma sempre più agevolato dalla consapevolezza della sua necessità d''espressione, la sua ricerca comincia ad assumere significato e concetti come sperimentazione e analisi.
Muove così i suoi primi passi in questa direzione, cercando continuità e progressione graduale, sulla traccia del lavoro svolto fino ad ora.
Questa sua ricerca, dove ragione e istinto si mescolano proponendosi come una sola guida, la portano a catalizzare il suo interesse, verso una pittura in “bianco e nero”.
Rielabora attraverso la pittura, i lati più appariscenti dei mezzi contemporanei: “La fotografia”, “Il fumetto” e “Il computer”, sfruttandoli a pieno in ogni loro aspetto, ottenendo così, un’immagine pittorica essenziale filtrata attraverso uno sguardo onirico e surreale.
Riesce così, a raccontare uno stato emotivo con una grafica dai colori cromatici ridotti su gesti minimi avvolti in un’essenzialità estrema.
Per lo più lei, inquadra particolari di una figura o di un oggetto, enfatizzandone un tipo d''ottica ravvicinata influenzata a sua volta, dallo “zoom” cinematografico, talvolta giunge persino al primo piano e ai tagli fotografici, cogliendo a pieno il suo valore espressivo.
Fotogrammi di immagini di vita, frammenti e reperti di un recente passato, il senso della metamorfosi delle immagini, quasi il passaggio da un mondo a un altro nel ritmo incalzante di una continua fantasmagoria, ne deriva un senso creativo del mezzo che si apre alle più varie potenzialità, intrecciando la specificità formale delle immagini, con la molteplicità del linguaggio artistico contemporaneo.