RECENSIONI
"Emile Cioran, nella Caduta del tempo (1964) scriveva “… conoscere veramente vuol dire conoscere l’essenziale, addentrarvisi, penetrarvi con lo sguardo e non con l’analisi o con la parola.”
Francesca Patané cerca la rappresentazione della realtà senza trucchi. Per sintetizzare le sue caratteristiche formative e culturali ricorderei un pensiero di Courbet: «Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l'aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere, fare dell'arte viva, questo è il mio scopo». Da giovane e colta pittrice guarda con interesse tutto ciò che accade anche nel mondo dell’arte contemporanea, senza schemi e pregiudizi. E così come ha compreso ben presto che non esiste un’estetica normativa in cui racchiudere i numerosi linguaggi della creatività con altrettanto vigore oggi segue senza indugi e certa di sé la sua personale vocazione figurativa con i tradizionali strumenti della “pittura pittura”. E questo è il suo modo di vedere.
Fa quindi parte di quella razza di creativi in cui è assente il tic ideologico ed integralista per cui è buono soltanto ciò che si coltiva nel proprio orto. Costoro, solitamente approssimativi e prodotti di un imparaticcio avanguardismo, spesso concettuali senza concetti, bollano come “sorpassato” tutto ciò che non assomiglia ai prodotti della loro presunzione e sicuramente, se chiedete loro cosa bevono, preferiscono la dannosa coca cola ai benefici polifenoli di un buon rosso del Chianti.
C’è chi, come Francesca, si è accorta presto che il Re è nudo e chi invece, conformista e suggestionato dalla pubblicità, è stato il migliore avventore per le obbligazioni delle Lehman Brothers rimanendo del tutto fregato. Nell’arte, o meglio, nel mercato dell’arte, accade la stessa cosa. Ma il tempo dà ancora ragione a giganti contemporanei come Lucien Freud, Domenico Gnoli, Francis Bacon mentre tanti supponenti avanguardismi vanno progressivamente a far parte delle fiere delle vanità, archiviati come modesti documenti dell’effimero. Secondo la metafora Francesca preferisce il benefico Chianti o un buon Montepulciano d’Abruzzo rosso, visto che è pescarese, alla coca cola.
Attenta ai problemi sociali ed alle pesanti ipoteche di subordinazione sopportate dalle donne, nei suoi dipinti Francesca ha frequenti attenzioni al mondo femminile.
Nata pittrice visionaria, dispone di naturali doti che si affinano nel suo costante procedere e che le consentono di definire un linguaggio dell’immagine solido e assai personale dove colore, impianto grafico e struttura della composizione si fondono in racconti che sono sempre appassionati e densi di umanità.
Come accade in ogni lavoro dell’arte che nasca da un pensiero strutturato e destinato per naturale vocazione ad esprimersi soprattutto per immagini."
Francesco Vaccarone, artista.
Autunno 2016