Giovanni Tomaselli
Pittore Scultore
Homo faber
La biografia di un artista è sempre la rivelazione di una storia. Le fila di una vita si dipanano nel divenire dell’esistenza attraverso esperienze, confronti, interazioni con realtà mai uguali a se stesse, sempre proiettate verso dinamiche trasformazioni. Alla resa dei conti, scotto ineludibile dell’esperienza, alla revisione obbligata del percorso mediato dalla fatalità, l’artista delinea per se come una religione esclusiva, i cui riti si concretizzano in pensieri materializzanti, procedimenti eternati dalla logica di un pensiero mai quieto e permeabile, alla ricerca di una specificità trasversale, la definizione di un territorio riservato ed esclusivamente intimo. Da questa pudicizia intellettuale che si rompe alle sue propaggini nel logorarsi contro regole tanto rigide quanto relative si manifestano i pensieri sinuosi e elaborati di Giovanni Tomaselli, artista scultore e anche pittore quando le sue avventure figurative si sostengono reciprocamente al fuoco dell’intuizione finale, quella che determina la sua identità nel puro concretizzarsi della creazione.
Poi apprendiamo che Tomaselli è siciliano, catanese di nascita, figlio d’arte ma anche erede di una tradizione antica, quella che parlava greco, quando figurine fittili erano plasmate a migliaia per l’omaggio devozionale a Demetra e Kore e più tardi quando nell’Isola, per omaggiare nei giorni festivi le sante, venivano manipolate paste di zucchero e colori vegetali per statuine loro simulacro, pupe, presenti sulle tavole festive. Una tradizione millenaria che in Tomaselli viene a suo tempo confermata e in qualche modo irreggimentata dagli studi presso l’Istituto d’arte. Un’attività costante, spesso in competizione diretta con l’ordine pratico e inevitabile della quotidianità. Un mestiere, quello scelto per “vivere”, fisico, violento, intriso in una certa misura di eroismo, in contrasto con l’oasi travagliata ma acquietante delle immaginate e personali teogonie.
Scultore con un rapporto tattile ininterrotto con la materia delle sue creazioni. Modellatore percepisce la forma attraverso la materia, pensandola fisiologicamente, attraverso le tessiture della pelle, le dinamiche esplorative delle dita, le prove di forza delle tensioni naturali con le mani e le braccia. Questo rapportarsi tormentato alla ricerca di una risposta soddisfacente, se non acquietante, subisce un’ulteriore trasmutazione nella fusione, in una fucina senza tempo, luogo reale e operante; anche pertinente locus simbolico.
Pensieri votati a concretare uno slancio vitale percepito in un apparente nulla senza suono, episodi dinamici ininterrottamente autorigeneranti, metafora totalizzante smarrimento e identificazione, nello svelarsi di un fenomeno in corso in ogni momento la luce invada la superfice plastica delle sue opere.
La Riviera di Levante, Camogli, Recco, il Tirreno del mito. Antichità di cultura e sapere in un altro luogo cruciale del Mediterraneo. Tomaselli vive e opera in questi luoghi ed è artista di grana sicuramente mediterranea. I solenni silenzi delle calette al tramonto a tratti venati dall’acido stridulo dei gabbiani o quello grandioso dei versanti boscosi sancito dal precipitare improvviso di pine dalle secolari, aromatiche conifere, scenari attraversati dalle suggestioni di storie e leggende, apparizioni miracolose, memorabili prodigi, tutto questo conferisce alle sue opere una misura di spontaneità di grande valore poetico, senza condizionamenti ideologici, se non quello di fissare nel tempo le cause e le forme delle sue emozioni.