RECENSIONI
Elisa Zeni ripercorre nelle sue opere quelle strade che quasi due secoli orsono percorsero grandi artisti come Caspar Friedrich e William Turner. La rappresentazione della Natura, nei suoi mutevoli aspetti, è il fondamento della sua pittura. Una pittura volutamente figurativa che riesce a descrivere con una singolare forza e soprattutto con un impulso quasi religioso l’armonia e il fascino della montagna.
La montagna nella pittura di Zeni è intesa come una Grande Madre: da essa, dai suoi nevai luminosi, sgorga l’acqua purissima dei torrenti, fonte suprema di vita. Squarci di luce sulla tela sono le cascate, gli scrosci che vanno a disegnare quelli che l’artista stessa definisce i Percorsi dell’acqua. In queste opere è forte la vicinanza poetica con il Romanticismo ottocentesco; la Natura è il vero specchio dell’anima umana, è l’universo in cui immergersi, nel quale contemplare e contemplarsi.
Ma è soprattutto nel ciclo di opere Voli radenti che Elisa Zeni esprime l’armonia e la grandezza della Natura con un vigore ed al contempo una spiritualità che ci spinge quasi inebriati al sentimento romantico del sublime. In questo ciclo le montagne sono descritte in modo singolare, a volo d’uccello; dall’alto, immersi in un’atmosfera estremamente luminosa, ci pare di percorrere volando quel lembo della Madre Terra che dialoga in modo diretto con l’universale ed il cosmico. Sono luoghi a metà strada tra realtà e immaginazione, nei quali vi è un senso di pace che l’uomo contemporaneo può ritrovare solo nel rapporto intimo fra natura e anima. Elisa Zeni esprime nelle sue opere questo rapporto intimo, quasi privilegiato. Le montagne descritte in Voli radenti si confondono fra nubi e foschie: qui colore e luce si fondono. Pare di rivedere le stesse emozioni di colore-luci rappresentate nelle Marine da Virgilio Guidi. Vi è tutta la secolare tradizione e maestria della pittura veneta in queste opere. Vi è la ricchezza di passaggi cromatici, l’intensa luminosità del colore che si ritrovano nei cieli che fanno da sfondo alle opere di Giovanni Bellini e di Giorgione. Con quest’ultimo, pensiamo alla celeberrima Tempesta, Elisa condivide lo stesso fascino per la contemplazione della natura e per la corrispondenza penetrante e vitale che esiste tra uomo e natura stessa. Marcello Nebl