RECENSIONI
il simbolismo metafisico, ‘assurdo’ ed illusionistico di Cristiano Arcadi, qualificato da una sapiente tecnica di matrice annigoniana che si traduce in tematiche talvolta dechirichiane, immerse nel silenzio. Improbabili ‘equilibri’ di tronchi, corde, uva e ciliegie in nature morte oniriche, dalle reminiscenze surrealiste di Salvador Dalì, creano impalcature ‘architettoniche’ precarie entro solarità di paesaggi assoluti ed astrattamente monocromi, a simboleggiare fragili costrutti psicologici interiori. Donne schematizzate, dal topos femminile rinascimentale – rese in uno stile quasi da illustratore e dalle tonalità assolute, fredde, ambigue e antisentimentali, quali quelle del sogno – visitano lineari ed asettici ambienti razionalistici moderni intrisi di citazioni magrittiane, contemporaneamente alla ricerca delle proprie ‘stanze dell’anima’ e alla scoperta dei misteri dell’universo. Il suo surrealismo è, dunque, una sapiente contaminatio fra lucido disincanto sui misteri della realtà che lo circonda ed il sogno con le sue pulsioni inconsce.