RECENSIONI
CLAUDIO BRUNELLO
di Lara Lago
Non c’è necessità di urlare, la volgarità meglio lasciarla a chi non sa usare bellezza e poesia per raccontare anche le brutture. Le formelle (piccole tele) sono allineate, piacciono all’occhio, non stridono e non inquietano, parlano, come un’armoniosa musica alla Mertens, Gerrard, Einaudi, Battiato, ecc.
La tela si fa materia e la materia si fa palpabile.
Ci sono strati di carta, cartone, sabbie, pomice, spugne e stoffe, la materia è graffiata e lacerata per lasciare intravedere il prezioso che c’è dietro e dentro.
La pittura è libera, ordinata e coerente, come in una camera con un proprio ordine, di là dal disordine degli oggetti.
Il fare artistico di Brunello è gesto, azione che rimane sotto la tela, mediata e portatrice di significato, astratta solo perché non rappresenta, ricca e attenta, come una farfalla che capta con le antenne le problematiche che aleggiano nell’attualità.
Il colore utilizzato come una pasta densa, i materiali logori protagonisti dell’espressione, l’impiego di elementi comuni, corde e brandelli di quotidiani, frasi e pensieri, entrano nel quadro ad animarne la superficie.
L’opera assume una qualità tattile e narrativa, proponendosi come frammento parte di una storia più grande, frazione di un intero.
Sulla materia si posa il colore, come una pelle che porta ad una nuova nascita. Altre volte il colore è nella materia a lasciare che spesse superfici monocrome si manifestino, sopra di esse appaiono tracce, segni, alfabeti dimenticati, pitture rupestri e autografie tentativo di parola.
Claudio Brunello ricerca un codice comunicante, in un continuo equilibrio di linguaggio che si bilancia tra evoluzione ed innovazione, continuo divenire di una carriera importante che affonda le sue radici nell’Optical Art della Torino degli anni ’70.
Iniziato all’Arte fin da giovanissimo, si cibò dell’avanguardia italiana che sfociò nel Nuovo realismo di Rotella e Klein, nell’Arte Povera di Merz e Kounellis.
Divenne il più giovane artista rappresentante il Piemonte alla Galleria Giorgi di Firenze. La sua produzione è vasta e curiosa, composta da pieni e vuoti che si uniscono, da periodi di creazione a pause di riflessione, guardare fuori, promuovere l’arte a piccoli passi, curando mostre, diventando esperto e mecenate di ciò che attorno all’Arte contemporanea non figurativa ruota. Collabora più volte anche con l’amministrazione comunale della sua città d’adozione, Bassano.
Le pareti delle mostre, sono usate come superficie per delle istallazioni che presentano una valenza concettuale molto forte, una serialità del fare artistico che permette di smontare e rimontare un’opera variando ordine e dimensione, per un’arte che non si ferma mai.
La ricerca dell’origine è un richiamo forte per l’artista. Il tribale con la combustione si evolve in religione, in passaggio continuo nella ricerca costante della perfezione.
Vige la simbologia delle forme e dei numeri che superano l’astratto concepito come soggetto dell’opera.
Le sue tele di forma rigorosamente quadrata sono spazio ludico, privo di una dimensione di lettura certa, un continuo gioco ricco di elementi quali: sabbia, tessuti usurati da molte mani, spugne, legni, carta, corde, fili e con graffiti ricorrenti che narrano criptici messaggi in un codice non ancora condiviso. Sono formelle usate come cellule che formano un corpo, come parole che identificano un concetto, come materici ideogrammi che uniti formano un estetico racconto. Atipiche meridiane occupano la superficie, testimoni di un accadimento avvenuto o forse auspicato.
Impressiona tutto il percorso logico di Brunello, ammalia perché magnetico, scopre significati reconditi dentro ad ognuno dei suoi lavori, supera e contestualizza in verità personali ciò che gli esponenti dell’Arte Informale relegavano all’istinto di un attimo.
Dicembre 2007