RECENSIONI
Quel che più colpisce nella pittura di Andrea Cardia è certamente l''intima tensione e il tormento che animano le sue forme.
E'' come se l''artista mettesse in movimento masse cromatiche e figure che, sempre, tradiscono uno sforzo,un''esigenza incontenibile di autosuperamento.
Ciò vale anche e soprattutto per i numerosi volti, spesso autoritratti, le cui linee fluide decise accennano a un oltre, che si spinge e ci spinge al di là di uno stupore che perfora la fissità estatica dell''attimo e dell''emozione che egli vuole trattenere.
La dimensione propria dell''arte sembra a noi consistere essenzialmente nell''apertura che essa prefigura su un altrove; essa utilizza alfabeti e norme sintattiche variamente configurate e sempre di nuovo configurabili,per annunciare quell’”oltre” di cui si diceva,la possibilita’ di un mondo in cui si realizzi finalmente la conciliazione dell’uomo con la natura.
Questo substrato utopico dell’arte costituisce propriamente la sua “promessa” , il suo elemento irriducibilmente umano,che aspira alla liberazione,al superamento della soglia che definisce la tragicita’ della condizione storica.
E’ per ciò che grava sull’artista un compito ineludibile: attraversare,coraggiosamente,i territori del negativo,sporcarsi le mani con i prodotti lacerati della storia.
Una realta’,quella storica,che giunge sino a noi attraverso lunghe e non sempre identificabili catene di mediazioni, e di cui facciamo esperienza, per lo piu’,in forma di disagio, che diventa talora un’angoscia muta che pervade i corpi di uomini e donne, in solitudine, e nella piu’ stretta intimità.
Chi avverte il bisogno di dare espressione a tutto ciò,anche nei momenti di maggiore serenità,-che in Cardia si traducono,mi sembra ,nella predilezione per i volti di bambini,indagati nell’intensità delle loro emozioni-si espone a un rischio enorme; accettare e fronteggiare la pericolosità di un percorso ignoto è , tuttavia , l’unico riscatto possibile da una condizione umana stanca , anzitutto, della propria alienazione e del proprio irriconoscibile dolore.
L’arte di Cardia è un atto d’accusa contro la disumanità, un invito a riconoscere la storicità; non solo questo però. Traspare nelle sue opere anche la ribellione nei confronti di quelle forme degradate della comunicazione che hanno sequestrato nei loro palinsesti i sentimenti umani, ”intervistandoli” e facendone oggetto di una chiacchiera interminabile e oscena.
Così la morsa si fa più stretta.
I suoi quadri non concedono nulla al bisogno di pacificazione dell’osservatore; al contrario , lo provocano, gli si contrappongono, ne mettono a nudo, straniandolo, i condizionamenti linguistici e gli automatismi formali.
Sulle tele e gli altri supporti materiali di cui fa uso l’artista- sacchi di iuta, cartone, legno e altro – dilagano linee e colori che marcano coscientemente la propria distanza espressiva rispetto al dominio dei linguaggi eterodiretti e il cui scopo è ripristinare le regole minime di una lingua autentica e critica, autentica perché critica.
Claudio Fabbri