RECENSIONI
Paolo TIETO
E'' davvero variegata la gamma delle realtà materiali e degli oggetti in generale che catturano l''attenzione e l''interesse di Sandro Cellanetti nella personale attività creativo-pittorica, nella effettuazione di opere grafico-coloristiche.
Ad iniziare dai vecchi casolari, colti nelle forme e nei modi più diversi, per pervenire quindi a tanti suggestivi e accattivanti dettagli quali un ritaglio di mattoni o di tegole, una vecchia balconata, una minuta modesta maniglia, sussidio e decoro di portali di vecchie abitazioni.
Realtà tutte, sia pure ora più e ora meno rilevanti, connesse al quotidiano, alla vita dell''uomo che assume normalmente in siffatte raffigurazioni ruolo di primaria importanza, di protagonista. Talora con aspetto di persona adulta, altre volte invece di prestante giovane o di giocosa ragazzetta, sempre comunque quale figura di spicco del creato, dell''essere vero del mondo. Giacché Cellanetti usa inserire nelle proprie creazioni pittoriche tutto un fantastico universo, un insieme di elementi che oscillano, di norma, tra il reale e la più fervida e brillante fantasia.
Tratti disegnativi apparentemente disinvolti e liberi, ma in concreto tracciati invece con avvedutezza e razionalità, disposti con mire ben precise, costantemente in visione di specifici obiettivi, di precisi traguardi. Tessiture grafiche che catturano e impegnano la mente nella individuazione, dietro a fattezze costituite da segno e colore, di idee, di concetti, di quanto l''inventiva umana è in grado di congetturare e di produrre. E all''interno quindi di tali elaborate trattazioni segniche, di forme ora effettive e ora idealizzate, astratte, si attesta tutta una ricca gamma di colorazioni diverse, tratte da una smagliante tavolozza continuamente discorde, sempre nuova. Ad iniziare dai rossi, accesi, di fiamma, ai gialli dorati; dai tenui azzurri di perla ai nivei, immacolati bianchi. Tutte gradazioni che puntualmente tendono a chiaro nitore, a splendida luminosità. E così anche per i bruni, discordi in genere per loro natura alla luminescenza, ma qui, in queste tele, dotati essi pure di una particolare radiosità, di fine travolgente fulgore.
Cromie inoltre stese con grazia, in maniera ordinata e pulita, tale da consentire ad ogni singola tinta di differenziarsi nettamente da ogni altra e di fare adeguato, giusto spicco con la forza tipica delle proprie peculiarità. è caratteristica del resto specifica di questo artista saper usare i colori in maniera tutta propria, riuscire a renderli gioiosi, luminosi, carichi di slanci vitali nel loro processo chiaro-scurale, nell''alternanza di accordi e contrapposizioni, quasi una sommessa sinfonia musicale. Sì perché l''immagine quando è attuata, oltre che con capacità tecniche, con propensione naturale, con trasporto e passione, è poesia, è musica.
Così appaiono infatti taluni "luoghi immaginari", talune "nebbie" e altri ancora fantasiosi soggetti di Cellanetti, le cui atmosfere di fondo, diradandosi, si perdono in spazi metafisici, e esseri umani e cose diverse, delineate in differenti piani, diventano consistenza onirica, fatto chimerico. Raffigurazioni sicuramente di stampo fondamentalmente mentale, di impegnata ricerca, con il preciso intento di individuare, anzi di trovare per l''Arte pittorica nuovi modelli di figurazione, altri criteri e differenti forme grafico-espressive, in sintonia con le istanze del tempo presente, dell''attuale era.
Mire di certo ardue, coraggiose, cui riesce sempre difficile tendere, ma alle quali CELLANETTI punta con coraggio e tenacia da anni, fiducioso di riuscire nel proprio intento, nel proposito di contribuire a schiudere all''Arte pittorica nuove prospettive, nuovi orizzonti.
Vito APULEO
La sua è una ricerca che rientra nella più vasta tematica che alla riappropriazione della specifica pittura e dell’immagine presta una rinnovata attenzione. E l’impegno è accettabile, una volta inquadrata la scelta di quel “disagio della civiltà” che ci attanaglia. Il problema semmai è come sia possibile per un Artista vivere questo “disagio” sì da non fargli confondere la poesia con le poetiche. Cimentarsi su questo terreno, dunque, è intendimento da perseguire.
Umberto ZACCARIA
Cellanetti ripete nelle sue tele il miracolo della trasfigurazione delle cose che la natura offre spontaneamente, e lo fa con una ricerca compositiva e cromatica nella quale tecnica e fantasia, legate da un particolare grafismo, trovano un limite soltanto in una esigenza che l’Artista sente come una imposizione; quello di esaltare i caratteri delle cose che ama e che gli procurano una viva emozione, la natura semplice degli oggetti ancora caldi del tocco umano che li ha fatti entrare in una sua poetica composizione.