Anche René Magritte -spiega Paolo Battaglia La Terra Borgese- passò attraverso altre esperienze, prima di arrivare al Surrealismo.
Nato a Lessines, nel Belgio, nel 1898, si stabilì giovanissimo a Parigi e fu amico di Paul Eluard.
Lo stile di Magritte -continua il critico d’arte- è diverso da quello di tutti gli altri; infatti, rappresenta la realtà interiore in modo realistico e insieme poetico, usando la pittura come mezzo di conoscenza. Spesso ricorre al confronto tra oggetti diversi, come una pietra che brucia, un cielo di legno, degli zoccoli di cavalli che diventano fiori mostruosi. Nella sua opera Sheherazade, ad esempio, Magritte ha dipinto un volto di donna disegnato con centinaia di perle, secondo un’invenzione che era stata cara al barocco Giuseppe Arcimboldi.
In lui -riprende Paolo Battaglia La Terra Borgese- non conta la storia dello stile, non contano i colori usati né il modo di usarli. A contare è lo smembramento dell’immagine attraverso cui Magritte rappresenta il mistero, ossia ciò che è inconoscibile e che la scienza non può esprimere.
Il Terapeuta è una di queste visioni.
Tra i Surrealisti più giovani, attenti alla pittura metafisica di De Chirico, va perciò ricordato René Magritte, un pittore belga che a vent’anni entra nell’ambiente artistico e letterario d’avanguardia di Parigi, e si lega d’amicizia con il poeta Paul Eluard. Sotto la sua suggestione, dopo una breve parentesi cubista, Magritte trova nel Surrealismo la sua vera espressione poetica.
Dal 1925 fa parte del gruppo e partecipa alle manifestazioni surrealiste nel mondo. Magritte è uno straordinario inventore d’immagini.
Tema di varie sue opere, Il terapeuta del 1962, a guazzo (varietà di pittura a tempera nella quale alla colla animale è sostituita la gomma) su carta, 36 x 27.7 cm, collezione privata, è una di queste visioni.
Attraverso pochissimi elementi -continua Paolo Battaglia La Terra Borgese-, ne Il terapeuta del 1962 Magritte riesce a creare un’atmosfera insolita, strana, originale, particolare e piena di mistero. Vi è raffigurato un vecchio seduto solennemente sulle pietre, in una notte stellata, con la falce della luna sospesa sul suo capo. Ha il cappello e un mantellone che gli scende dal capo a coprirgli le spalle e le braccia, un nodoso bastone nella sinistra, e la luce notturna lo avvolge illividendolo.
La figura del santone diventa completamente surreale, giacché il greve mantello incornicia non un uomo, ma una finestra: e un cielo azzurro chiaro, da pieno giorno, con nuvolette qua e là, appare al posto dei volto e del busto. È il suo cuore -fa notare Paolo Battaglia La Terra Borgese-, la sua visione interiore che traspare. Questa immagine inaspettata crea in noi immediatamente uno stato di tensione. È il contrasto tra l’oscura materia della figura e delle pietre, e la chiarità luminosa del giorno.
In tutta la sua pittura, Magritte confronta oggetti diversi e ne crea di nuovi, trasforma quelli a noi familiari mediante scambi o opposizioni, e ne ricava degli effetti di continua sorpresa, di spaesamento. E la sua pittura è anche letteraria, come del resto accade per tutti i Surrealisti, perché si riallaccia a ricordi poetici, a letture, a suggestioni di altre arti -chiude Paolo Battaglia La Terra Borgese-.