Sulle tracce dei Macassan

Carlo Laurenti presenta il volume di Andrea Severati


Sulle tracce dei Macassan

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La collana “Embrice Formato a Tema” (Aracne Editrice) arriva al suo sesto titolo, il primo di narrativa. Martedì 8 ottobre 2013, alle 18:00, preso i locali della galleria in Via delle Sette Chiese, 27, Carlo Laurenti presenta il volume di Andrea Severati, Sulle tracce dei Macassan. (fra Papua – Nuova Guinea e Australia, in cerca della Oloturia Scabra, fra nativi, governativi e red neck in un mare senza carte nautiche).

È più a Emilio Salgari che a Bruce Chatwin, che questo bel titolo si richiama. Un mondo esplorato a partire dalla propria mappa interiore. Nel caso dello scrittore veronese si trattava dell’unica mappa possibile, che segnava itinerari centrati su viaggi fantastici al chiuso della Biblioteca Civica Centrale di Torino. Nel caso di Andrea Severati la geografia interiore è arrivata a coincidere con quella fisica; e l’Oceano, finalmente diventato reale, è quello fangoso che lambisce l’sola di Bentinck, nell’arcipelago delle Wellesley nel Queensland australiano; ma la mappa è ancora quella tracciata nelle lunghe estati dell’infanzia, passate tra il sabbione di Cattolica e le strade polverose che portano alle Isole dei Porri, in Sardegna.

A leggerlo ti fa venire voglia di farti anche tu la tua mappa. E allora, come Emilio Salgari, ti metti a cercare tra i testi. Ma se picchietti con i tasti del tuo pc “Bentinck Island” su Wikipedia immediatamente ti perdi: ne trovi una in Birmania, una in Canada e solo infine approdi al Mar dei Coralli. Ma non è esatto neanche questo, ché su Wikipedia una voce interamente dedicata all’isola di Bentinck non la trovi. E se speravi di congiungere i ricordi delle letture infantili dei libri di Silvio Zavatti - come tutti i bambini, anche noi abbiamo conosciuto l’Australia leggendo I viaggi del capitano James Cook – con suggestioni prese da Internet, ti devi arrendere. Bentinck è un’isola che non c’è. L’unico modo per giungerci è seguire l’itinerario della Memoria personale di Andrea Severati, Sulle tracce dei Macassan.

Sull’isola ci si arriva a tappe successive a bordo di piccoli aerei a elica che hanno l’ultimo sedile dove si possono stendere le gambe, come quello dei torpedoni delle gite scolastiche. Un viaggio reale, che odora di rivestimenti in similpelle, più che di avventura. D’altra parte lo scopo del viaggio di Severati è onestamente commerciale più che disonestamente letterario: come biologo marino fa da consulente per un’impresa di pesca. È alla ricerca di banchi di Oloturie – i cetrioli di mare – da sfruttare e far rendere in battute di pesca sistematica. Ma come il navigatore che cerca inutilmente l’isola su Internet, anche il protagonista della storia subisce uno scacco. Nonostante (o forse a causa di) le indicazioni dei nativi, le Oloturie non si trovano. Come non si trova la strada per arrivare sul versante opposto dell’isola, e ci si perde in motocicletta sulle piste accennate tra sentieri polverosi e saline. O come si perde la rotta della realtà durante il sonno.

Quello che il protagonista riesce a portare a casa è la propria memoria. Un materiale costituito a partire da un cortocircuito delle proprie esperienze, tra l’Italia e l’Australia; tra le proprie convinzioni e la realtà che procede ineluttabile nonostante noi: è così che il fegato di una tartaruga marina (che da bravo biologo vede uccidere a malincuore), acquista il proprio senso solo se condito con le cipolle, alla veneziana; un cortocircuito fra la memoria dei luoghi prodigiosi dell’infanzia e la quotidianità di un’avventura finalmente diventata reale, ma per questo – come spesso succede – inconcludente, fatta di giri a vuoto e ritorni sui propri passi.
Allo stesso modo, questo libro nasce materialmente come un cortocircuito, tra le esperienze e i ricordi di Andrea Severati (l’autore) e quelli di Carlo Severati (l’editor); il libro, agli occhi nostri, acquista senso solo così. Un senso che rischia di sfuggire se non si leggono bene le firme in calce al testo e alla sua prefazione. Un libro forse è anche il modo di aprire strade tra le persone.

Il sogno è la realtà, il presente e il passato, l’esperienze personali e familiari coincidono, come nel Dreamtime aborigeno. E forse è questo il senso che restituisce il libro. Purtroppo un senso che rimane intrappolato in una forma non sempre dispiegata del tutto; la forma di un libro scritto per gli amici.

Dove

Galleria Embrice, Via delle Sette Chiese 78 - ROMA

Quando

Martedì 8 ottobre 2013, ore 18:00