Calabrese di origine e di spirito, ma anche toscano-aretino di adozione, pittore e poeta, si approccia all’arte pittorica come autodidatta a partire dagli inizi degli anni Novanta.
La pittura di Leonblas si precisa nei suoi caratteri per l’accentuazione di quei fattori cromatici che mettono a fuoco figure, oggetti o situazioni rappresentate. Ne nasce un mondo che all’uomo comune non appare, distratto della realtà del quotidiano. Ed ecco l’artista che scava, scoperchia per una visualità che non è emozione esteriore, ma che si introduce con l’intuizione, con la sensibilità, con l’esaltazione della ricerca ed anche della ribellione. L’artista fugge da qualsiasi retorica, per dare un volto agli avvenimenti. Non vi sono oggetti o personaggi, ma situazioni in un rapporto costante tra idea-gestualità-colore. La fluidità del gesto è contenuta in uno spazio allusivo, qualche volta solo mentale che può essere una realtà ipotetica ed ugualmente vera. Le pennellate si muovono secondo un certo ritmo, cercando l’intimo, il profondo celato. Il colore si mantiene cupo, ricco di chiaroscuro, qualche volta unico, con messe a fuoco di volti, torsi, architetture.
Di qui la forza di Leonblas, un artista carico di valori acquisiti e spontanei, che bene rispecchia il temperamento autentico nel vortice di una avventura che non conosce né pause, né incertezze, per un messaggio che riguarda i valori dell’arte e la sua capacità di comunicarli. Un messaggio che è il grido che lacera tutti i tempi della nostra storia e che l’arte ripropone per individuare gli ideali dello spirito. E’ questa l’arte di Leonblas, un impegno originato da una forza emozionale, prorompente, in una pittura di eccezionale realizzazione e qualità.
Nel 2005 riceve, nel corso di una importante cerimonia al Principe di Venezia, il Premio Biennale di Venezia – Rialto, con la seguente motivazione: “Espressionismo di intensa emotività psicologica”. (Giorgio Falossi)