RECENSIONI
Lombrici, 28 ottobre 1982
Caro Dario,
“(…) Noto nei tuoi dipinti l''inquietudine di una simbologia fortemente pregna di umanità. Le creazioni sono collegate sempre ad un discorso concettuale. E’ una pittura di grazia, ma anche di durezza che pertiene non al sensibile ma alla mente. In realtà, anche in lavori sereni e positivi, si nasconde un uomo profondamente inquieto . Il tema che tratti in ogni tela, anche la più vicina all''onirico o al fantastico, riflette sempre l’esperienza . E’ un vento che narra le durezze del quotidiano, un vento di conoscenza e di interiorizzazione che porta con sé e trasforma in materia poetica tutto ciò che gli occhi soprattutto dell’animo possono vedere: i sassi, il vuoto, l''insignificanza. La consuetudine di dare messaggi è una continua provocazione, una sapiente provocazione che vuole pungere e infastidire. Queste opere metaforiche si interrogano sull''ansia e sulla nevrosi dell''uomo odierno, trovando significato solo attraverso le esperienze esistenziali; rifiuti la retorica, le mielose estetiche e ricerchi la tua essenza in una dimensione simbolica e concettuale. Non mostri tanta fede nell''uomo, ma sei disperatamente fedele alla sua essenza. Questa è una pittura di ricerca squisitamente intellettuale e speculativa, il cui fine è soprattutto quello di giungere ad una realizzazione trascendentale, più che quello di incarnarsi in un preciso embrione formale, tangibile e decisamente fruibile percettivamente. Dal punto di vista della scelta di tono e di stile sono lavori di rottura non soltanto con le retoriche delle avanguardie, ma anche con gli sperimentalismi poggianti su estetiche, talvolta di comodo, che poco hanno a che fare con l''essenza dell’arte. Segui la via che conduce all’investigazione delle esperienze della mente e all’indagine sulla natura dell’arte stessa. E'' da ammirare che la scelta di campo da te abbracciata è quella di non badare al chiasso, ma con fiuto ed equilibrio continui la ricerca con calma e solidità di fondamento, senza mai condividere le teorie movimentiste e di tendenza.”
RAFFAELE CARRIERI (Milano) Poeta, novelliere, giornalista e critico d''arte.
"…L’artista Dario Pisconti postula la volontà concettuale e la resa in fase d’esito estetico, di una dimensione "altra & oltre", capace di cogliere gli aspetti interiorizzati della simbologia che usa il linguaggio figurativo come mezzo al fine di suggerire letture più profonde, su altri livelli, dei moduli espressivi quasi sempre demandati all’emblema dell’albero d’ulivo, delle magie alchemiche dei "sassi", della vegetazione assolata, nella sua pittura divenuta arterie sanguigne, nodosi percorsi della storia dell’uomo, nelle sue contraddizioni, nelle sue sofferenze, nei suoi percorsi sociologici, forme morfologiche che pongono in simbiosi natura & vita, riverberi paesaggistici che assorbono l’emozione di momenti spirituali e di rabbie sociali, alberi e pietre nel contesto dell’uomo che ne attraversa le stagioni di crescita, potatura, abbattimento,arsura, osmosi con l’acqua e la terra. E il sole resta testimone, tutto illumina e mediterraneamente riporta all’anagrafe, alla metafora alla" transustanziazione" colore e/o vita che il pittore, magicamente ri-crea, ri-compone, con rigorosa impaginazione e con acceso cromatismo dell’animo".
GIOVANNI AMODIO (Taranto) Critico - editor - op. cult...
Fin dall''antichità il desiderio della conoscenza risiedeva nell "andare oltre" (le colonne d''Ercole), come prova di coraggio, come sete esplorativa. Un artista che si spinge ''Oltre il figurativo'' rimanendo nell''alveo di esso, senza tentazioni astratte e informali, così come tenacemente si impegna il pugliese Dario Pisconti, costituisce un evento singolare. Tanto perché egli con fine intuito e pregnante valore culturale ricerca nuove forme, nuove soluzioni, alternative che lo conducano "oltre" rispettando il dettato iniziale, ma dimostrando che si può oltrepassare la cortina dell''immagine convenzionale, imprimendo all''immagine stessa un''accelerazione espressiva, concettuale e contenutistica, tale da ipotizzare diverse e più attuali implicazioni. L''albero che assume l''azione emblematica e arteriosa per raccontare e assumere valore di metafora ampia rispetto al mero dato rappresentativo, l''albero che sprigiona i rami con le arterie del corpo umano, nella millenaria espansione della vita, in Dario Pisconti assume valore analogico e simbolico con i mille risvolti della vicenda umana, ma anche della pulsione spirituale che spinge l''uomo dalla terra verso l''anelito del cielo.
La cromia fortemente espressiva e solare, la costruzione dei tronchi sempre in metamorfosi, la trasfigurazione del paesaggio, come sedimentazione di pensieri e di simboli legati alla terra aspra e suadente del sud, consentono a Pisconti di impaginare quadri ora rassicuranti, ora inquietanti, sempre vitali.
L''artista di Maruggio depura il vedutismo con una densa e interiore visione che pullula di grazia espressiva, di veemente forza tonale e di eloquente messaggio che va ben oltre la visione rappresentata.
PIETRO FRATANTARO (Messina)- critico d''arte e pres. internaz.le F.E.B.A.C.
...L''opera iconografica di Dario Pisconti presenta diversi motivi d''interesse. Uno di questi è la coerenza stilistica, spinta talvolta fino alla monotonia, intesa nel senso letterale di una tonalità unica almeno dal punto di vista concettuale.
Infatti il tema figurativo prediletto dal Pisconti è l''emblema-albero, visto nella sua polisemia strutturale.
Già nel mondo antico l''albero simboleggiava differenti aspetti, ma in particolare indicava, nel suo ciclo vegetativo di nascita, crescita e morte, la vita stessa. Dario si rende conto,significativamente, di questa valenza della figura arborea, tant''è che l''albero stesso viene quasi sempre associato ad un approfondimento speculativo molto forte, insolito per un artista dell''immagine. Titoli come "slancio vitale”,"risorse dello spirito", "ricchezza occulta", etc... ci pongono di fronte a modelli di pensiero forte, contrapposti alla tendenza estetizzante del pensiero debole, coniato dall''heideggeriano di sinistra Vattimo.
Il pensiero forte è uno pseudonimo della spiritualità, una spiritualità che vira in direzione laica senza ricadere nel laicismo. Ciò si evidenzia nella creazione di un universo pittorico che risulta alternativo alle mode del momento in campo artistico, considerata sia nel senso dell''Arte che nel senso di una estetica, o Filosofia dell''Arte.
Proporre una storia filologica dell''albero nell''ambito semiotico è piuttosto arduo, tuttavia Pisconti interiorizza l''archeologia della creatura vegetale, che con la posizione eretta sembra rammentare un profilo che non si può non dire antropomorfico. Questi alberi rossi, d''un rosso che è tuttavia cangiante e metamorfosizzato con la luce del tramonto, non hanno niente di realisticamente definito, se non la tangenza inconfondibile con la natura esuberante e solare del nostro Sud, esuberanza e solarità di tipo mediterraneo e/o dionisiaco, in qualche modo connaturato con le irregolari asimmetrie -in un significato anche morale, esistenziale e metafisico- che sono peculiari all''habitat della Magna Grecia, di cui la Puglia è parte viva e vivace.
Non a caso Dario ama firmare le sue sfolgoranti tele con la grafia greca.
Per quanto riguarda i valori estetici Pisconti raggiunge grandi effetti ove la trasfigurazione metaforica tocca livelli di altissima concentrazione pittorica e speculativa. In particolare, trovo molto importante una tela come Atlante, dove il mitico gigante che sosteneva il mondo sulle sue spalle a causa di una condanna indelebile, viene dipinto nelle sembianze di un maestoso ulivo. L''analogia tra la figura del gigante e quella dell''albero, benché estranea alla mitologia classica, è tipica della mitologia nordica, nella quale gli Ent erano appunto dei giganti che po